3 settembre 2012
H. 6.30
Nonostante le finestre chiuse, sento che piove. Porca
miseria!!! Oggi non può, non deve piovere: significa che avrò i minuti ancora
più contati del solito. Che non potrò fare gli 80 km/h per arrivare in tempo in
ufficio. Lo so, prima o poi un vigile mi fermerà con la paletta e mi toccherà
chiedergli di prendermi la targa e mandarmi la multa a casa ma di lasciarmi
andare che ho fretta, non voglio essere sempre l’ultima mamma ad arrivare
all’asilo, l’unico giorno che posso arrivarci.
Magari tra un’ora smette di piovere…
H. 7.30
Non ha smesso di piovere, anzi…
Primo giorno di asilo dopo la pausa estiva, prevedo
una tragedia greca, e le mie previsioni sono confermate entro mezz’ora. Dopo
avermi fatto i complimenti perché ho fatto la pipì nel gabinetto (ma non
dovrebbe essere il contrario?!) il nano mi fa la domanda più temuta: “oggi non
andiamo all’asilo vero?!”.
Ecco che inizia la crisi. LA MIA! Simone piange
perché non vuole andare all’asilo. Io mi sento come sempre in colpa perché sono
costretta a parcheggiarlo lì. Mi sento in colpa verso Simone perché devo
scappare e in colpa nei confronti dell’Ufficio perché so già che arriverà con
20 minuti di ritardo per consolare il nano.
H. 9.06
Fradicia e trafelata arrivo finalmente in ufficio. Ma
com’è possibile che, dopo aver speso € 80,00 di giacca e pantaloni antipioggia,
io abbia bagnate anche le mutande?!
Non resisto e mando un messaggio a mio marito a cui
ho rifilato l’ingrato compito di portare il nano al Nido (siamo usciti di casa
all’ora in cui avrei dovuto timbrare il cartellino…): com’è andata?
Spero in un laconico “BENE” ma squilla il telefono e
riconosco il suo numero. Presagisco il peggio, considerando che mio marito,
tranne in casi di urgenza, ignora gli sms.
“Chiama l’asilo e senti come va” è la sua risposta.
Perché? Cosa è successo?!
La maestra Paola mi rassicura: sta giocando sereno e
si è fatto la pipì addosso. Tutto nella norma quindi. Ma non posso fare a meno
di torturarmi al pensiero del nano disperato attaccato tipo cozza alla gamba
del papà.
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