In ufficio, squilla il telefono, riconosco il numero sul display: è mia mamma.
Oggi tiene lei Simone e, come sempre, mi telefona per farmi dire "Ciao Mamma" e raccontarmi cosa fanno. A quest'ora il cucciolo si sarà appena svegliato dal riposino pomeridiano.
Tiro su la cornetta sorridendo.
Io: Pronto?
Dall'atra parte, pianto disperato e singhiozzante del nanetto. Si sarà sbucciato un ginocchio cadendo?
Poi la pugnalata.
Mamma: Lo senti?
Io: Sì, cosa è successo?
Mamma: Si è svegliato così, piangendo disperato e chiamando "mamma".
Groppo in gola.
Io: Vuoi provare a passarmelo?
Nella cornetta sento solo un pianto singhiozzante di mamma, voio la mamma...
Mamma: Non vuole parlare al telefono.
Me ne sono accorta. Ma io, qui in ufficio, adesso, cosa posso fare? Soltanto farmi venire le lacrime agli occhi e un nodo allo stomaco. Ma la vera mazzata deve ancora arrivare.
Mamma: Piange perchè vuole la mamma, stai troppo poco con lui, gli manca la mamma....
Che volesse la mamma, lo avevo intuito da sola, grazie.
...non puoi lavorare tutto il giorno, chiedi almeno un part time, questo bambino ha bisogno di te...
TU-TU-TU-TU-TU riattacco il telefono, non ce la faccio a sentire per l'ennesima volta questo discorso. Non ce la faccio a litigare, dal telefono dell'ufficio, nel tentativo di spiegare che i tempi sono cambiati, che uno stipendio per una famiglia non è sufficiente, che ce ne vogliono (almeno!) due. Che essendo al momento "precaria" il part-time me lo posso scordare, e anche se mai dovessi ottenerlo, un part-stipendio non sarebbe comunque abbastanza. Che sarò matta... ma a me l'idea di dipendere economicamente da qualcuno, dopo 11 anni che lavoro, anche se questo qualcuno è mio marito, non piace proprio.
Vado in bagno a rinfrescarmi il viso, e conto i minuti che mi separano dal timbro di uscita.
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