Quando vedo le pubblicità in cui famiglie placidamente sedute a tavola a fare colazione scherzano e chiacchierano del più e del meno senza mai dare uno sguardo all'orologio, mi chiedo: ma a che ora si solo alzati? Alle 5.00? E come fanno a essere così sorridenti e calmi? Perchè sono così ben organizzati?!
La mattina io cerco di sfruttare fino all'ultimo minuto di sonno, spesso per recuperare quelli persi la sera prima per stendere il bucato o fare la doccia in notturna, o quelli persi alle 2.00 o alle 5.00 per consolare il nanetto dagli incubi o aiutarlo nella caccia al tesoro/ciuccio.
Non uso più la sveglia tradizionale, aspetto che parta la sirena dell'allarme antiaereo stile Seconda Guerra Mondiale, in un crescendo di Mamma, Mammaa, Mammaaa...! Con orario ovviamente variabile.
Tra un imprevisto e l'altro, arrivare in ufficio puntuale non è sempre semplice, e così scattano scuse vaghe come il traffico, problemi al motorino, chiavi/cellulare/non-si-sa-cosa dimenticati...
Meglio far credere di avere un principio di alzheimer che confessare, per esempio:
- sono arrivata in ritardo perchè mio figlio ha avuto la brillante idea di provare a fare la pipì in piedi come il suo papà, ma essendo alto meno di un metro, ha allagato il pavimento del bagno invece che centrare l'obiettivo;
- sono arrivata in ritardo perchè, mentre con una mano mi mettevo il mascara e con l'altra mi lavavo i denti, mio figlio si è spiaccicato un biscotto al cioccolato sulla maglietta pulita e ho dovuto cambiarlo;
- sono arrivata in ritardo perchè ho inavvertitamente lasciato a portata di mano un po' di plastilina rossa, e quando ho finito di vestirmi mi sono accorta che era stata spalmata sul divano e sui cuscini, e ci ho messo 20 minuti a toglierla dalle scarpe del nanetto, tra un pallino e l'altro delle suole;
- sono arrivata in ritardo perchè, quando mio figlio mi ha detto "io sono un leone e ti inseguo, tu cappi", non me la sono sentita di dire di no e mi sono messa a correre mentre il nano ruggiva;
- sono arrivata in ritardo perchè, di fronte a una crisi di pianto "no voio andare all'asilo", non ce l'ho fatta a chiudermi la porta alle spalle senza dargli almeno un abbraccio.
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