Domenica, tardo pomeriggio, il nano grande sviscera la sua indole da piccolo secchione e mi chiede un miliardo di informazioni sulla produzione di Emmenthal, evidentemente affascinato dal formaggio con i buchi che ha assaggiato.
Ovviamente non so nulla di come si produca il famoso formaggio svizzero, e dopo qualche risposta molto vaga il nano si scoccia e mi suggerisce "forse è meglio se lo cerchiamo nel telefono".
Impariamo tutto sull'alimentazione delle mucche e i tempi di stagionatura, ma non basta. Il nano ha un'illuminazione.
"Mamma, potremmo farlo noi!"
"Che cosa?"
"Il formaggio coi buchi! Bastano 12 litri di latte per farne un kg. Quanti sono 12 litri di latte?"
"Sono 12 bottiglie di latte"
"Però secondo me ci vuole un secchio, non le bottiglie. Dobbiamo solo trovare una mucca!"
Io propendo per il supermercato sotto casa, ma sono punti di vista...
Ponte
Finite le vacanze estive, per superare il trauma da rientro, ho spulciato il calendario a caccia di ponti e feste da sfruttare. Appena è stata confermata la chiusura dell'ufficio per il ponte dell'Immacolata ho bloccato la casa in montagna per 4 giorni.
Le cose non sono andate esattamente secondo i piani, dal momento che mi sono sottoposta a un intervento proprio due giorni prima del ponte (affinché la mia assenza pesasse meno in ufficio...). Niente di grave, una grande scocciatura condita da molti antidolorifici. Non posso negare che vedere le foto di amici e conoscenti in montagna, tra piste da sci e pupazzi di neve, mi ha fatto rimpiangere non poco di essere chiusa in casa a lamentarmi per il dolore invece che in montagna con marito e nani.
Ma ho comunque qui con me marito e nani, e sto passando questa convalescenza tra un disegno e una costruzione, le liti per chi mette il puntale sull'albero di Natale e i film che trasmettono sempre in questo periodo. Certo, non è il ponte che avevo immaginato e desiderato... ma la parte migliore della vacanza è comunque qui con me.
Reality day
Vagando qua e là tra blog e testate online, mi sembra di imbattermi sempre nello stesso tipo di lettere e articoli. Mamme normali, che come me pagano l'affitto e l'asilo e lavorano a tempo pieno, che sfogano la propria difficoltà a conciliare lavoro e famiglia, a far tornare i conti, che lamentano lo scarso supporto per tirare su i figli che sono visti spesso come un ostacolo invece che come una risorsa per il futuro. È ormai un coro formato da una moltitudine di voci, che nessuno ascolta per più del tempo necessario a cliccare "like" o "condividi".
Dopo una ministra che si era chiesta come mai le mamme avessero bisogno di stare 3 mesi a casa dopo il parto, direttamente dal suo ufficio dotato di adiacente nursery e puericultrice (gentilmente offerta dai contribuenti, immagino), arriva la ministra che ci invita a fare figli, dimenticandosi di spiegarci come faremo, poi, a mantenerli, i figli, mantenendo anche il lavoro.
Magari la ministra non lo sa, ma noi mamme normali non abbiamo l'auto blu che la mattina porta i pargoli a scuola, il pomeriggio li va a riprendere e magari li accompagna in piscina o al corso di danza o calcio. Noi mamme normali non abbiamo stipendi con un numero di zeri sufficienti a permetterci una tata full time. Non sa che anche il nostro lavoro è quasi sempre full time perché la riduzione di orario non ce la danno o non ce la possiamo permettere.
Non sa che la sera andiamo a letto a ore impossibili perché dobbiamo svuotare la lavastoviglie e la lavatrice, stendere e stirare il bucato, assicurarci che tutti i pezzi del puzzle che sarà la settimana che arriva si incastrino alla perfezione e guai se ne perdiamo uno. Non sa che non ci rimane il tempo per essere fresche, truccate e pettinate come le modelle dei suoi manifesti pubblicitari.
Manifesti che, immagino, saranno costati tempo e soldi e uno staff di prim'ordine (sempre gentilmente offerti dai contribuenti, immagino). Allora mi permetto di dare un piccolo suggerimento, che è pure gratis: si avvicini alla realtà. Legga qualcosa anche lei, su internet ci vuol poco. Fermi qualche mamma per strada e si faccia rispondere che non ha tempo di raccontarle che deve correre a prendere i figli a scuola. Guardi le occhiaie sulla metropolitana, l'ansia di chi non può prendere permesso per stare a casa con un figlio che ha la febbre.
Non perché i permessi non ci siano, per carità. Sulla carta abbiamo le pari opportunità. Ma nella realtà?
Sulla carta, se sul contratto c'è scritto che l'orario di lavoro termina alle 16.00, possiamo uscire a quell'ora: ma lei ha mai visto gli sguardi dei colleghi e dei responsabili quando prendiamo la borsa e ci alziamo dalla scrivania due ore prima degli altri?
Provi, e poi mi dica.
La chat delle mamme
Le mamme dei compagni di scuola (o asilo) dei figli sono un po' come i parenti. Non si scelgono e non puoi fare a meno di frequentarle, certo non a Natale, ma almeno per 9 mesi all'anno - se non di persona - nelle temute chat di whatsapp. In tanti le detestano, a me quasi sempre piacciono.
Innanzitutto ci trovo un sacco di informazioni utili: scioperi, vacanze, feste di compleanno. Se non fosse stato per la chat delle mamme, il 23 dicembre avrei portato tranquilla il nano all'asilo, trovandolo già chiuso per le festività, invece che a casa di una di loro, che mi ha salvato la giornata all'ultimo minuto.
Ci sono mamme sempre disponibili a dare una mano, con cui mi sento costantemente in debito perché in caso di emergenza accompagnano o raccattano i miei nani senza che io abbia mai occasione di ricambiare.
C'è la mamma che si collega una volta ogni due mesi e chiede il riassunto. Quella che anche se legge tutti i messaggi si perde i pezzi.
Quella che butta via l'avviso invece di firmarlo, e quella che avendo un figlio più grande ci spiega come funzionano le cose perché ci è già passata.
C'è la mamma che confonde gli impegni, quella che se li perde e quella che li ha già segnati tutti da qui ai prossimi tre anni. C'è quela ansiosa, la paranoica dei pidocchi e delle influenze (io sono quella "rassegnata").
Tra tutte queste mamme c'è un piccolo gruppetto che fa un salto di categoria, entrando di diritto in quello di "amiche".
Per le uscite serali, naturalmente senza nani, però ci vuole una chat a parte!
Innanzitutto ci trovo un sacco di informazioni utili: scioperi, vacanze, feste di compleanno. Se non fosse stato per la chat delle mamme, il 23 dicembre avrei portato tranquilla il nano all'asilo, trovandolo già chiuso per le festività, invece che a casa di una di loro, che mi ha salvato la giornata all'ultimo minuto.
Ci sono mamme sempre disponibili a dare una mano, con cui mi sento costantemente in debito perché in caso di emergenza accompagnano o raccattano i miei nani senza che io abbia mai occasione di ricambiare.
C'è la mamma che si collega una volta ogni due mesi e chiede il riassunto. Quella che anche se legge tutti i messaggi si perde i pezzi.
Quella che butta via l'avviso invece di firmarlo, e quella che avendo un figlio più grande ci spiega come funzionano le cose perché ci è già passata.
C'è la mamma che confonde gli impegni, quella che se li perde e quella che li ha già segnati tutti da qui ai prossimi tre anni. C'è quela ansiosa, la paranoica dei pidocchi e delle influenze (io sono quella "rassegnata").
Tra tutte queste mamme c'è un piccolo gruppetto che fa un salto di categoria, entrando di diritto in quello di "amiche".
Per le uscite serali, naturalmente senza nani, però ci vuole una chat a parte!
Il primo giorno di scuola e la lista di cose da fare
Primo giorno di scuola. Impossibile non accorgersene dal traffico di genitori e bambini la mattina presto e dalle foto con frasi più o meno banali che hanno invaso i social network (nessuna critica, sia chiaro. Anch'io ho fotografato i miei nani conscia di immortalare una tappa importante).
Ero sicura che avrei pianto, che mi sarei commossa. Le altre mamme mi avevano assicurato che sarebbe successo, ricordandomi di portare fazzoletti e occhiali da sole.
Invece no.
Più che commozione, il sentimento che mi ha pervaso è stata l'ansia. Non che mi stupisca, è una presenza constante e appiccicosa nella mia vita.
Ansia di essermi ricordata tutto quello che avrei dovuto ricordare: i libri e i quaderni, la merenda, la delega perché la nonna potesse recuperarlo...
Ansia di aver fatto tutto quello che avrei dovuto fare: mettere le etichette con nome e cognome (anche la classe? Ormai è tardi per farsi venire il dubbio) su libri e quaderni, addirittura sul righello, le forbici e la colla.
Colla...? Oh no, ho dimenticato di comprarla! Lo farò domani... non sia mai che i primi giorni di scuola li passino ad appiccicare fogli...
Certo è stato emozionante vedere il nano grande con il suo zaino, e poi seduto nel banco in una classe "da grandi".
È stato altrettanto emozionante accompagnare il nano piccolo per la prima volta (si fa per dire, visto che ci è stato innumerevoli volte a portare o riprendere suo fratello) alla scuola materna.
Ma anche in questo caso il mio cervello, più che registrare la commozione per questo nuovo inizio, era concentrato sul sacchetto del cambio (mutande, pantaloni e maglietta... ho scritto nome e cognome su tutto?), il ricamo del nome del colore giusto sul grembiule e la cartellina della corretta tonalità di azzurro.
La sensazione, non solo in questa giornata particolare, è quella di essere sempre schiacciata da una lista di cose da fare e da ricordare... senza avere assolutamente il tempo per farle e lo spazio per ricordarle.
E intanto loro crescono.
Tovagliolini
Quando porto i miei figli a prendere un gelato - ed è una cosa che amo fare nei pomeriggi di bel tempo in cui posso godermeli - so di dover mettere in conto non solo il costo di un cono e di una coppetta, ma anche di alcuni prodotti collaterali: Ace Gentile, Candeggina pura, Bioshout, Vanish...
No, non intendo uno tra questi prodotti, ma tutti!
Perché la scelta ricade sempre sul gusto più temibile per le macchie, il cioccolato, e il gelato inevitabilmente gocciola su magliette, pantaloncini e volte anche sulle scarpe.
Hai voglia a munirti dei tovagliolini gentilmente offerti dalla Gelateria/Bar di turno (me ne dia ancora due per favore... E poi appena la commessa si gira ne prendi un'altra manciata): sono completamente inutili. Minuscoli, idrorepellenti, non assorbono ma anzi spantegano le macchie senza risolvere nulla!
Certo, noi super mamme abbiamo sempre in borsa salviette e fazzolettini di carta, mi chiedo però perché questi tovagliolini esistano!
A parte i musetti appiccicosi dei bambini, provate ad asciugare un po' di acqua o, peggio, di cioccolata calda o altre bevande, inavvertitamente rovesciate: l'unico risultato sarà di allargarle su tutta la superficie disponibile!
No, non intendo uno tra questi prodotti, ma tutti!
Perché la scelta ricade sempre sul gusto più temibile per le macchie, il cioccolato, e il gelato inevitabilmente gocciola su magliette, pantaloncini e volte anche sulle scarpe.
Hai voglia a munirti dei tovagliolini gentilmente offerti dalla Gelateria/Bar di turno (me ne dia ancora due per favore... E poi appena la commessa si gira ne prendi un'altra manciata): sono completamente inutili. Minuscoli, idrorepellenti, non assorbono ma anzi spantegano le macchie senza risolvere nulla!
Certo, noi super mamme abbiamo sempre in borsa salviette e fazzolettini di carta, mi chiedo però perché questi tovagliolini esistano!
A parte i musetti appiccicosi dei bambini, provate ad asciugare un po' di acqua o, peggio, di cioccolata calda o altre bevande, inavvertitamente rovesciate: l'unico risultato sarà di allargarle su tutta la superficie disponibile!
Scossa
Ieri sera c'e stata una scossa di terremoto con epicentro molto vicino alla località dove mi trovo in vacanza per qualche giorno con marito e nani. La casa ha tremato per qualche secondo. Niente di grave, i quadri alle pareti sono rimasti storti ma non sono caduti. È stato come se la stanza fosse attraversata velocemente da una metropolitana invisibile. I nani dormivano e non si sono accorti di nulla. Io ho fissato mio marito con gli occhi spalancati di un coniglio che attraversa la strada e si vede puntare contro i fari di un auto: "che cosa è stato? Un terremoto?"
Come detto, è durato pochi attimi e senza alcuna conseguenza ma la sensazione che ha lasciato è stata di stupore e impotenza. E naturalmente il primo pensiero da mamma è stato quello di controllare che i bambini stessero ancora dormendo tranquilli. Ma, mi sono chiesta, che cosa avrei fatto se mi fossi trovata in una situazione più grave? Sarei riuscita a salvare i miei nani?
Mi sono chiesta come devono sentirsi quelle mamme che hanno sentito e sentono tremare la propria casa molto più a lungo e con conseguenze ben più gravi... per un terremoto o un bombardamento. E mi sono detta che, alla fine, in qualunque parte del mondo, di qualunque credo o religione fossero, avranno pensato la stessa cosa: "riuscirò a portare in salvo i miei bambini"?
Come detto, è durato pochi attimi e senza alcuna conseguenza ma la sensazione che ha lasciato è stata di stupore e impotenza. E naturalmente il primo pensiero da mamma è stato quello di controllare che i bambini stessero ancora dormendo tranquilli. Ma, mi sono chiesta, che cosa avrei fatto se mi fossi trovata in una situazione più grave? Sarei riuscita a salvare i miei nani?
Mi sono chiesta come devono sentirsi quelle mamme che hanno sentito e sentono tremare la propria casa molto più a lungo e con conseguenze ben più gravi... per un terremoto o un bombardamento. E mi sono detta che, alla fine, in qualunque parte del mondo, di qualunque credo o religione fossero, avranno pensato la stessa cosa: "riuscirò a portare in salvo i miei bambini"?
Interrogativi estivi
Questa mattina, quando ho accompagnato il nano grande al Centro Estivo (proprio così: contrariamente alle raccomandazioni/rinfacci della nonna, non posso portare i nani un mese al mare e un mese in montagna, d'estate, dal momento che non ho le ferie né le risorse sufficienti), ho incrociato la mamma di una bimba che ha frequentato la scuola materna con lui, e l'ho salutata dicendole "Ciao". Non mi ha risposto, limitandosi a guardarmi per un attimo prima di girare i tacchi e andarsene.
Ho escluso problemi di udito, dal momento che ha conversato perfettamente con l'educatrice. Ho escluso anche problemi di vista, dal momento che l'ho vista compilare un modulo senza usare nemmeno gli occhiali.
Che non mi abbia riconosciuta? Ammetto di non essere una delle mamme più presenti che ci siano (appartengo alla deprecabile categoria delle "mamme-che-lavorano-a-tempo-pieno": non mi offro volontaria per la biblioteca, partecipo solo alle riunioni indispensabili, aiuto la rappresentante di classe solo perché è un'amica e mi affida compiti assolvibili in pausa pranzo o dopo le sette di sera...) però accompagno il nano all'asilo ogni mattina e lo vado a prendere due pomeriggi a settimana... e moltiplicati per 3 anni fanno un bel po' di volte in cui ci siamo viste.
Forse le ispiro antipatia, così a pelle senza conoscermi? Ci sta, è risaputo che io non abbia il migliore dei caratteri.
Non è l'unica tra l'altro. E non sono l'unica, a quanto ho sentito.
Mi terrò il dubbio, a meno di non fermarne una volta una a caso, salutarla e, in assenza di risposta, chiedere sfacciatamente: "Scusami, posso chiederti una cosa: non mi riconosci nonostante 3 anni di incroci nei corridoi dell'asilo, sei semplicemente svanita oppure irrimediabilmente maleducata?"
Memoria selettiva
Non so molto bene come funzioni il cervello umano, né sono un'esperta di psicologia, ma so con certezza che Mamme hanno una memoria selettiva molto…
selettiva e con delle priorità assai precise!
Lo ho notato per esempio la scorsa estate quando, arrivata in
piscina, dalla mia borsa accuratamente preparata sono usciti: due costumi e
ciabattine infradito per ogni nano e marito (il marito è soltanto uno, grazie
al cielo!); creme solari per ogni tipo di pelle, dal filtro 50+ al 30; cappellini e bandane taglia nano; cuffie per fare il bagno senza essere pubblicamente cazziati dai
bagnini; asciugamani e accappatoi (per asciugare, da stendere per terra, da stendere tra i lettini per fare "la tenda"); braccioli di Dumbo e di Spiderman;
bottigliette di acqua naturale E gasata; pannolini acquatici e non, con
relativa crema per il cambio; salviette; barche e pesci di plastica, secchielli e innaffiatoi; iPod e
cuffiette del marito.
Mancava soltanto una cosa: il mio costume da bagno.
Tempo di realizzare
questo piccolo ma fondamentale dettaglio, che i nani si erano già tolti le scarpe e
stavano correndo (per il resto ancora completamente vestiti) verso la piscina.
Con un urlo che ha fatto voltare tutte le teste presenti,
sono riuscita a frenarli prima che si tuffassero.
Mio marito si è cortesemente
offerto di tornare a casa a prendere il
mio costume. Gesto tanto gentile quanto pericoloso, perché mi ha lasciato da
sola e vestita con due nani che non aspettavano altro che lanciarsi in acqua.
Per
portarmi avanti li ho svestiti e unti di protezione solare, seguendoli poi in
piscina scalza ma vestita… in perfetto stile “immersione nel Gange” (ma senza
speranza di ottenere il perdono dei peccati e un aiuto per raggiungere la
salvezza come le donne Indù).
Questa mattina, invece, avrei dovuto ricordare di portare
con me dei documenti per un appuntamento subito dopo il lavoro, non avendo la
possibilità di ripassare da casa dopo l’ufficio.
Adesso, a un’ora dall’appuntamento,
mi sono resa conto di non aver preso un bel niente.
Questa mattina la mia
memoria selettiva ha preferito ricordare le calze antiscivolo da portare all’asilo
del nano piccolo, gli occhiali da portare all’asilo del nano grande, il
certificato medico per il centro estivo da fotocopiare. Ho sentito la Nonna per
recuperare il passeggino, la mamma di un amico del nano grande per il recupero dello
stesso, le amiche via whatsapp per la festa di compleanno.
SAPEVO di dover ricordare quei documenti... ma proprio quando
stavo per andare a prenderli, il grido di
allarme “mamma mi scappa la cacca” (oh
no, siamo in ritardo!) mi ha fatto cambiare strada e ha irrimediabilmente offuscato la piccola porzione di cervello rimasta libera.
Quel concerto che aspetti da anni... e la gastroenterite
Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo.
Fino all'ultimo non ho gongolato, non ho scritto niente su Facebook, ho fatto la vaga invece che sbandierare ai quattro venti, emozionata com'ero, che dopo anni (più di 10) di sogni a occhi aperti, finalmente sarei andata a vedere dal vivo il mio gruppo preferito...
Mi aspettavo catastrofi naturali, attentati terroristici, broncospasmi e scarlattine... invece è arrivata lei, la Gastroenterite!
Ha iniziato il nano grande... ma dopo qualche giorno sembrava stare meglio. Poi il pomeriggio prima della mia partenza per Nizza, dove si sarebbe tenuto il concerto, il nano piccolo ha perso l'appetito (il segnale peggiore, per un mangione lui).
La catastrofe era imminente. D'accordo con Nonni e Marito, sono andata lo stesso, con un bagaglio di senso di colpa e medicinali, e continui contatti telefonici per avere notizie.
Mentre io cantavo con gli occhi lucidi, in mezzo a 56 mila persone, in casa mia si svolgevano scene tratte dall'Esorcista.
Al mio ritorno, al punizione per la mia serata magica è arrivata puntuale come una sentenza di colpevolezza.
I piccoli nani untori hanno colpito... ma ormai il mio sogno si era già realizzato!
Fino all'ultimo non ho gongolato, non ho scritto niente su Facebook, ho fatto la vaga invece che sbandierare ai quattro venti, emozionata com'ero, che dopo anni (più di 10) di sogni a occhi aperti, finalmente sarei andata a vedere dal vivo il mio gruppo preferito...
Mi aspettavo catastrofi naturali, attentati terroristici, broncospasmi e scarlattine... invece è arrivata lei, la Gastroenterite!
Ha iniziato il nano grande... ma dopo qualche giorno sembrava stare meglio. Poi il pomeriggio prima della mia partenza per Nizza, dove si sarebbe tenuto il concerto, il nano piccolo ha perso l'appetito (il segnale peggiore, per un mangione lui).
La catastrofe era imminente. D'accordo con Nonni e Marito, sono andata lo stesso, con un bagaglio di senso di colpa e medicinali, e continui contatti telefonici per avere notizie.
Mentre io cantavo con gli occhi lucidi, in mezzo a 56 mila persone, in casa mia si svolgevano scene tratte dall'Esorcista.
Al mio ritorno, al punizione per la mia serata magica è arrivata puntuale come una sentenza di colpevolezza.
I piccoli nani untori hanno colpito... ma ormai il mio sogno si era già realizzato!
"Amiche di salvataggio"
Tempo fa avevo letto un libro intitolato "Amiche di salvataggio": non ricordo bene la trama, ma oggi mi è tornato in mente per descrivere quella sorta di pronto soccorso tra mamme che scatta quando c'è una difficoltà.
Oggi e domani sarò in trasferta per lavoro e anche mio marito, e tutte le possibili alternative, tra nonni e baby sitter, si sono rivelate impraticabili.
Per carattere, odio chiedere e sentirmi in debito, ma ho dovuto superare le mie aspirazioni autarchiche e mandare un messaggio al gruppo whatsapp delle "mamme dell'asilo". E - ancora una volta - ho avuto prova che tra mamme in difficoltà esiste un senso di sorellanza difficile da provare in altri contesti: unite dalle critiche delle suocere, dall'invadenza delle mamme, dalla difficoltà degli incastri quotidiani e dai promemoria per ricordare il grembiule pulito e i soldi per il teatro, dalle allerte per i pidocchi e la scarlattina, ci veniamo incontro nel momento del bisogno.
E non posso evitare di commuovermi quando le offerte di aiuto superano addirittura le richieste, tanto che non devo nemmeno preoccuparmi di lasciare il pasto pronto a marito e nani, perché sono stati tutti invitati a cena da una delle mie amiche di salvataggio.
Oggi e domani sarò in trasferta per lavoro e anche mio marito, e tutte le possibili alternative, tra nonni e baby sitter, si sono rivelate impraticabili.
Per carattere, odio chiedere e sentirmi in debito, ma ho dovuto superare le mie aspirazioni autarchiche e mandare un messaggio al gruppo whatsapp delle "mamme dell'asilo". E - ancora una volta - ho avuto prova che tra mamme in difficoltà esiste un senso di sorellanza difficile da provare in altri contesti: unite dalle critiche delle suocere, dall'invadenza delle mamme, dalla difficoltà degli incastri quotidiani e dai promemoria per ricordare il grembiule pulito e i soldi per il teatro, dalle allerte per i pidocchi e la scarlattina, ci veniamo incontro nel momento del bisogno.
E non posso evitare di commuovermi quando le offerte di aiuto superano addirittura le richieste, tanto che non devo nemmeno preoccuparmi di lasciare il pasto pronto a marito e nani, perché sono stati tutti invitati a cena da una delle mie amiche di salvataggio.
La Nanna
Prima di avere figli, "nanna" era per me soltanto un modo infantile per dire "dormire".
Con i nani ho invece imparato una nuova traduzione di questa parola: nanna è quell'oggetto indispensabile soprattutto in caso di nani urlanti per un ginocchio sbucciato o innervositi dalla stanchezza, e naturalmente per andare a dormire. La nanna è tanto importante per un piccolo nano quanto un BlackBerry per un uomo d'affari (o forse tablet... o iPhone? Temo di non essere una mamma moderna e tanto meno una donna d'affari...), insomma come la coperta per Linus!
La prima nanna del nano grande è stata un coniglietto di razza Ikea, il cui nome svedese è subito stato rimpiazzato da "Zilly"in onore della zia che glielo ha regalato (che ha un nome normale e non svedese, ma il nano lo ha storpiato così).
Il nano grande si calmava strofinandogli le orecchie e tuttora, che è pronto per la prima elementare, distingue i vari Zilly che ancora stazionano sul suo letto dal grado di ruvidità delle orecchie.
L'allevamento di conigli è cresciuto insieme alla mia ansia di rimanere senza. E così siamo arrivati ad averne 4: uno per l'asilo, uno per casa della nonna e due per casa nostra.
Ho imparato presto che una sola nanna non poteva bastare: l'ho imparato quando, in montagna, il giorno di Capodanno, il nano ha lasciato cadere Zilly dal passeggino... in una pozzanghera di neve e fango. L'ho lavato e asciugato con il phon al massimo, a costo di ustionarmi le dita, giusto in tempo per l'ora di andare a dormire... ma ho capito che dovevo avere una riserva!
Adesso che all'Ikea non si trovano più conigli, gli ultimi due esemplari dormono da soli, ma nessuno si sogna di metterli via o buttarli.
Il nano piccolo ha seguito le orme del fratello e siamo rimasti nel campo degli animali da cortile. Ha una pecora chiamata ufficialmente "Nanna" che viaggia in coppia con il ciuccio.
Credo di aver già raggiunto la dozzina di pecore acquistate, più della metà sono andate perse... ovviamente nel negozio di giocattoli (una catena con punti vendita in tutta Italia!) dove l'avevo trovata hanno smesso di venderla subito dopo che il nano piccolo se ne era innamorato. Ho recuperato qualche raro esemplare online (grazie Amazon!) ma la sera in cui siamo rimasti senza neanche una nanna (l'unica superstite era all'asilo... chiuso a quell'ora) anche la ricerca su internet sembrava più difficile di quella del Sacro Graal.
Dopo annunci su Facebook e ricerche disperate, il giorno successivo, mentre passiamo davanti alla vetrina del negozio accanto al portone di casa, il nano piccolo si ferma incantato e dice "Nanna!".
"Sì amore, ora la mamma te la trova" sospiro...
Il nano piccolo insiste e indica. In vetrina ci sono ben DUE pecorelle!
Quando ho realizzato, avevo lo stesso sorriso di Audrey Hepburn davanti a Tiffany...
Naturalmente, dopo averle comprate, a casa della nonna è stata ritrovata una delle nanne smarrite!
Non ce la posso fare...
Ci sono momenti in cui penso
soltanto “NON CE LA POSSO FARE” e in cui la fortuna di avere due nani
meravigliosi viene temporaneamente offuscata dalla fatica di mandare avanti
tutto: lavoro, casa, bambini, matrimonio, vita sociale… in ordine sparso.
Mi affanno per incastrare gli
impegni e le esigenze di ognuno, gli orari del lavoro, della nonna, dell’asilo,
della piscina, della pizzata, per far quadrare i conti nonostante le uscite
aumentino e le entrate no… E quando finalmente mi sembra di aver messo l’ultima
tessera del puzzle che si chiama SETTIMANA, e penso che tutto possa andare
liscio, arriva un imprevisto sotto forma di messaggio della nonna - “Il nano
piccolo ha 38 di febbre” - o nella chat dell’asilo - “Venerdì c’è sciopero!” -
e fa saltare tutti gli incastri. Un effetto domino disastroso che va tamponato
il prima possibile.
Google Calendar è pieno di
promemoria… e va già bene se ne rispetto uno ogni 5: passare in farmacia, fare
la spesa (mi raccomando le gocciole, che i tarallucci non piacciono),
sospendere la terapia, ricominciare la terapia, modificare la terapia,
preparare la torta (ma prima avrei dovuto fare la spesa, altrimenti come la
faccio, la torta, senza lo zucchero?!), comprare piatti e bicchieri di
plastica, il battesimo e la festa di compleanno.
Prenotare il controllo della
vista con almeno con 12 mesi di anticipo, perché se chiamo adesso non trovo
posto fino a luglio del 2019.
Poi mi presento alla visita
programmata da mesi il 17 alle 15:00 invece che il 15 alle 17:00… e mi chiedo
come mai la dottoressa non sia in studio!
E per quanto il Capoufficio sia
comprensivo, non ci si può permettere di stare a casa più di mezza giornata
perché il convegno incombe.
E la caparra che avevo versato
per quei due giorni di agognata vacanza non la restituiscono, perché la
Pediatra ha scritto sul certificato che il bambino sta male, mica che non può
partire…
Da grande
- Mamma ho deciso che da grande non farò l'astronauta. Mi sembra un po' pericoloso andare sulla luna.
- Un po' sì... ma hai ancora tanto tempo per decidere.
- Io ho già deciso. Voglio fare il costruttore. Ma non di case, perché non voglio salire sui tetti. Voglio costruire dei robot. Un robot pulitore e un robot cucinatore. Così non devi fare tutto tu e hai più tempo per stare con me.
Peccato che quando sarai abbastanza grande da poter costruire robot, non ti interesserà più passare del tempo con la tua mamma. E ora che mi reclami, i robot non ci sono.
Mi chiedo se le lacrime che mi hanno riempito gli occhi siano di commozione per il pensiero del mio nano, o di tristezza perché non riesco a dedicargli il tempo che vorrebbe.
- Un po' sì... ma hai ancora tanto tempo per decidere.
- Io ho già deciso. Voglio fare il costruttore. Ma non di case, perché non voglio salire sui tetti. Voglio costruire dei robot. Un robot pulitore e un robot cucinatore. Così non devi fare tutto tu e hai più tempo per stare con me.
Peccato che quando sarai abbastanza grande da poter costruire robot, non ti interesserà più passare del tempo con la tua mamma. E ora che mi reclami, i robot non ci sono.
Mi chiedo se le lacrime che mi hanno riempito gli occhi siano di commozione per il pensiero del mio nano, o di tristezza perché non riesco a dedicargli il tempo che vorrebbe.
Tutto ok?
Mi capita, per necessità ma non solo, di affidare i nani a una delle due nonne... Molto affettuose, a volte fin troppo, perché non sanno dire di no!
Dal momento che rientro nella categoria “mamma ansiosa”, non
posso fare a meno, quando i miei figli sono con loro, di mandare i classici SMS “tutto ok?” e “come va?”.
Spesso però sarebbe meglio non farlo, considerate alcune
delle risposte.
Nonna: “Tutto benissimo! Siamo al bar a prenderci un caffè”
Io: “Un caffè? Anche il nano piccolo?” (sono già
terrorizzata dall’effetto caffeina al momento di metterlo a letto la sera)
Nonna: “Ma no! Lui si beve il cappuccino!”
Eh… lì di caffeina mica ce n’è!
Nonna: “Sono bravissimi. A parte per una piccola rissa… il
nano piccolo ha preso il nano grande a
secchiellate. Ma lui non ha reagito!”
Meno male...
Nonna: “Tutto bene, stiamo giocando con delle vecchie
riviste”
E allega foto del nano che impugna sorridente un paio di
forbici appartenute Jack lo Squartatore
Nonna: “Tutto bene, a parte la merenda. Dopo la brioches, i
biscotti e il succo di frutta, ha rifiutato il budino al cioccolato”
Per fortuna! Altrimenti avrei pensato:
a) sta dando la merenda a un bambino non mio
b) tra qualche anno ha il diabete(to be continued...)
Vasca da bagno
Fino ad alcuni anni fa (quanti? Oddio, non voglio contarli!)
la vasca da bagno evocava immagini di puro relax.
Tempi dilatati per godersi l’acqua calda, il bagnoschiuma e la spugna.
Schiuma, candele, oli
essenziali... In sottofondo un po’ di musica, ma anche il silenzio assoluto.
Adesso il silenzio assoluto non ricordo nemmeno che cosa sia, e la vasca da bagno per me è sinonimo di allagamento. Proprio così: come quando si rompe la lavatrice, pozze d’acqua
sul pavimento e vestiti zuppi (i miei!) anche senza immergermi.
I due nani adorano fare il bagno. Non c’è proprio gara con
la doccia! E la vasca diventa teatro di battaglie navali, lotta con schizzi e
secchiate d’acqua, corsi di sub con tanto di maschera e occhialini (non abbiamo
le pinne però).
Il nano piccolo, qualche giorno fa, ha anche provato una nuova
disciplina: il tuffo a bomba indoor.
Con lo sguardo di chi ha appena avuto l’idea più brillante
del 21esimo secolo, ha urlato “Mamma guadda!” prima di lanciarsi con le ginocchia al petto in 30 cm di acqua.
Non ho avuto la prontezza di prenderlo al volo, sorpresa
dallo tsunami che mi ha travolto e dal fatto che il nano fosse sopravvissuto
all’impatto.
Per limitare i danni, dovrei affrontare la pratica “bagno
cumulativo” in bikini come se fossi all'Aquafan di Riccione, e ricoprire il pavimento di asciugamani, ma in genere me
ne ricordo sempre troppo tardi finendo per lavarmi anche io… ma vestita.
Iscriviti a:
Commenti (Atom)