Fino ad alcuni anni fa (quanti? Oddio, non voglio contarli!)
la vasca da bagno evocava immagini di puro relax.
Tempi dilatati per godersi l’acqua calda, il bagnoschiuma e la spugna.
Schiuma, candele, oli
essenziali... In sottofondo un po’ di musica, ma anche il silenzio assoluto.
Adesso il silenzio assoluto non ricordo nemmeno che cosa sia, e la vasca da bagno per me è sinonimo di allagamento. Proprio così: come quando si rompe la lavatrice, pozze d’acqua
sul pavimento e vestiti zuppi (i miei!) anche senza immergermi.
I due nani adorano fare il bagno. Non c’è proprio gara con
la doccia! E la vasca diventa teatro di battaglie navali, lotta con schizzi e
secchiate d’acqua, corsi di sub con tanto di maschera e occhialini (non abbiamo
le pinne però).
Il nano piccolo, qualche giorno fa, ha anche provato una nuova
disciplina: il tuffo a bomba indoor.
Con lo sguardo di chi ha appena avuto l’idea più brillante
del 21esimo secolo, ha urlato “Mamma guadda!” prima di lanciarsi con le ginocchia al petto in 30 cm di acqua.
Non ho avuto la prontezza di prenderlo al volo, sorpresa
dallo tsunami che mi ha travolto e dal fatto che il nano fosse sopravvissuto
all’impatto.
Per limitare i danni, dovrei affrontare la pratica “bagno
cumulativo” in bikini come se fossi all'Aquafan di Riccione, e ricoprire il pavimento di asciugamani, ma in genere me
ne ricordo sempre troppo tardi finendo per lavarmi anche io… ma vestita.
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