In questi giorni leggo molti commenti sulla tragedia del neonato morto soffocato perché la sua mamma si è addormentata mentre lo aveva nel letto con sé. Posso solo provare a immaginare il dolore e lo strazio di questa donna, mentre posso dire di conoscere perfettamente la sensazione di spossatezza e stanchezza che si provano dopo un travaglio e un parto.
Che non lo conosca il personale che, per professione, dovrebbe assistere le neo mamme, è invece per me del tutto incomprensibile.
Non sempre, ma, in molti casi, partorire non è una passeggiata: spesso il travaglio dura molte ore, spesso, nonostante l'epidurale, il dolore è sfiancante. Spesso non tutto va come dovrebbe e dopo ci sono i punti che tirano, i morsi uterini che non ti danno tregua, un pianto che non sai come calmare. Spesso, dopo, sei semplicemente sfinita.
Se si tratta del primo figlio, spesso ti senti anche impreparata su come gestire uno scricciolo che hai appena visto, che comunica in una lingua diversa dalla tua, a cui devi ancora prendere le misure e di cui devi ancora fare davvero conoscenza, nonostante i libri, i manuali, i corsi preparto e le super-mamme che ti dicono che tutto viene naturale.
Allora mi chiedo come si possa lasciare una madre sola con il suo bambino, non darle la possibilità di riprendersi, di avere un familiare accanto?
La risposta che "le donne hanno sempre partorito" non basta: hanno sempre partorito, ma non da sole.
Io ringrazio la buona sorte di aver avuto una madre che ha colto i segnali della mia depressione post parto, una suocera che al rientro dall'ospedale mi ha fatto trovare il frigorifero stracolmo e la casa pulita, una sorella che, quando non riuscivo ancora a stare in piedi, coccolava mio figlio come se fosse il suo; ringrazio di aver trovato un'ostetrica che mi ha chiesto: "vuoi che me lo porti di là un paio d'ore, così riposi?".
Ringrazio di aver avuto un marito che mi ha appoggiato nella scelta di smettere di allattare quando non ne potevo più della mastite, dandomi il cambio con il biberon della sera tardi. Di aver avuto una pediatra che alla prima visita del nano si è accorta anche di me, dichiarando "il bambino sta benone, è la mamma che mi preoccupa".
Ma so che sarebbe potuto succedere anche a me. Perché dopo il primo parto, più complicato del previsto io non stavo in piedi e, se mi alzavo, svenivo. Se fosse accaduto mentre avevo un neonato in braccio?
Eppure tutti si aspettano di vederti subito sorridente, in forma e scattante, con la situazione sotto controllo. Se vacilli, se chiedi aiuto, è perché sei inadeguata, hai voluto la bicicletta e ora pedala!
Si aspettano che tu sia performante e in grado di riprendere in mano tutto ciò che facevi prima, ma la realtà è che speri nella vista di tua suocera per arrembarle il bambino e farti una doccia come si deve. Pretendono che tu ti vesta a festa, anche se non hai ancora smaltito la pancia, vada dal parrucchiere e magari balli anche a quel matrimonio a cui non puoi mancare, portandoti l'antidolorifico nella borsetta e un cuscino di gommapiuma perché le panche in legno della chiesta sono ancora troppo da sopportare.
Non siamo wonder woman, se usciamo dall'ospedale a due giorni dal parto non è perché siamo tornate come 9 mesi fa, ma perché il nostro letto serve a qualcun'altra, anche se siamo stravolte, anche se siamo spaventate, anche se ci tirano i punti.
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