Sono cresciuta, come tutti i bambini, con limiti e divieti. Alcuni ineccepibili e intramotabili, altri, a distanza di parecchi lustri, per me ancora incomprensibili.
Per esempio: le merendine. A casa mia non erano vietate in assoluto, ma soltanto alcune, che oggi mi sembrano davvero simili a quelle permesse.
Ammetto che tra i 6 e i 10 anni non mi è mai venuto in mente di leggere e confrontare le etichette, per aprire un dibattito portando dati concreti a sostegno della mia tesi.
Sono quindi cresciuta con il teorema incontestabile: Tegolino sì, Girella no. Il Soldino va bene, il Buondì al cioccolato fa malissimo (non me ne voglia la Motta. Per compensare questo torto, al nano grande compro le Girelle!).
Ho assaggiato il mio primo Buondì al cioccolato dopo i 20 anni, quando ho iniziato a lavorare: ne ho comprata una confezione intera, che ho nascosto nella cassettiera della scrivania in ufficio, perché non ero ancora andata a vivere da sola, e non volevo portare a casa l'arma del delitto.
Non sono mai stata una bambina né un adolescente ribelle, ero diligente, forse anche un po' secchiona, troppo desiderosa di compiacere e accontentare per contraddire, con la perenne sensazione di non essere - più che di non fare - mai abbastanza per andare bene.
Oggi, che mi trovo dall'altra parte della barricata, per quanto madre rigida e inflessibile su alcuni aspetti, sono totalmente disinteressata a mettere paletti su altri, quelli, appunto, che ancora oggi sono per me un garbuglio di nonsense.
Le scarpe, tanto per fare un altro esempio: non costringo i miei a indossare calzature in cui sono scomodi o a disagio. Volete andare a scuola con le sneakers? E sia!
Volete scegliere il taglio di capelli? Non c'è problema, i capelli ricrescono e si aggiustano, perciò, nei limiti del buon gusto, scegliete voi.
Preferite la felpa verde a quella blu? A me non cambia nulla, basta che non usciate come arlecchini che si sono vestiti al buio, o in maniche corte anche a gennaio, come tentate spesso di fare.
Saranno per questo ragazzi irrispettosi, maleducati e anarchici? Non penso. Sul rispetto, sull'educazione e sull'attenersi alle regole, non transigo.
Saranno più sereni perché possono andare in giro vestiti e pettinati in modo da sentirsi a proprio agio nel proprio corpo e nei propri abiti? È esattamente quello che spero, è la sensazione che vorrei provassero ogni giorno, e che a me è mancata e, spesso, manca ancora.
Soltanto con l'età ho acquisito più indipendenza e un certo, sano, spirito di ribellione.
Non nei confronti delle regole, ma delle imposizioni a cui non trovo una spiegazione valida e che non condivido.
Oggi, a 42 anni (quasi 43...sigh!), in barba ai diktat di sobrietà e ai tentativi di invisibilità, come atto di estremo coraggio e ribellione, ho comprato il mio primo rossetto. È color "rosso ciliegia", di una nota marca ma molto economico, perché probabilmente, il coraggio di indossarlo invece non lo troverò, e così almeno non avrò buttato via troppi soldi.
P.S. Adesso ho due nani perplessi e sconcertati a rimproverarmi per il mio ardire, tra un Mamma si nota troppo e un Mamma, ma hai il rossetto... perché?
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