Per quanto mamma trafelata sempre per definizione, ci sono determinati periodi che sembrano mettere particolarmente alla prova le mie capacità di sopravvivenza e di giocoliera-equilibrista in ambito lavorativo e familiare.
Me ne accorgo in primis dalla densità di promemoria inseriti in Google Calendar (quando, sotto quelli visualizzati nella pagina del mese, compare minacciosa la dicitura "+7", come a dire: "non penserai che le cose da fare e ricordare siano soltanto queste, vero? Illusa!").
E poi da quel costante senso di affanno, foriero di notti insonni, che non mi abbandona nemmeno da ferma.
Per una incredibile coincidenza, questi periodo precedono sempre un evento a cui tengo, in questo caso la prima comunione del nano grande. La settimana prima, quando vorrei potermi occupare, tra le altre mille cose, di bomboniere, menù, torta, confetti e saio, succede che il lavoro richieda gli straordinari, che sopraggiungano feste di compleanno e impegni extra, che la baby sitter ti molli per dedicarsi ad impegni più appaganti e redditizi, che la macchina ti lasci a piedi, che gli invitati facciano i capricci...
Addio sogni di gloria: shopping, piscina, bagno rilassante, smalto alle unghie, parrucchiere, per arrivare in chiesa con un aspetto meno stanco e trafelato. Anche la dieta è andata in fumo, con lo stress sfogato su cioccolato e carboidrati, o pranzi veloci ingurgitati senza alzarsi dalla scrivania. Tutto ciò che sono riuscita a fare è stata ordinare su Amazon una matita per il contorno occhi, sperando di non trasformarmi in un panda, viste le mie capacità di make up artist!
Tocca ridursi all'ultima mezz'ora di pausa pranzo utile per cercare in un tour forsennato (che con la mascherina è una prova di sopravvivenza per davvero!) un outfit quanto meno decente per i nani, che non preveda jeans strappati e sneakers con la punta grattugiata. Missione miseramente fallita, immagino già i commenti delle nonne...
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