Dopo 3 mesi esatti, mi ritrovo a casa completamente da sola. I bambini sono stati recapitati nel giardino della Nonna, con la speranza che prendano un po' d'aria e soprattutto un po' di sole, e perdano quel colorito bianco-grigio.
Il silenzio che regna in casa è così surreale che per un attimo, concentrata sul lavoro, mi sono preoccupata di non sentirli (pessimo segno, di solito!) e di essermi persa qualche collegamento con le lezioni online.
Alla fine, insoddisfatta del rumore di trapano che viene dal palazzo di fronte come unica compagnia, ho acceso la radio. Chiamerò per chiedere agli speaker di urlare "Mamma!" di tanto in tanto, in modo da affrontare questa novità in modo più graduale!
Beata te che stai a casa
"Beata te che stai a casa!", mi sento dire continuamente. Come se in questo periodo, stare a casa significasse davvero potersi dedicare a sé, fare quelle cose che in condizioni normali si rimandano sempre. Leggere quel libro che prende polvere sul comodino, imparare una lingua o fare pilates con un corso online.
Beata me, è vero, perché ho la fortuna di aver mantenuto il mio lavoro, perché non rischio il contagio come medici e infermieri, perché tra le mura di casa non sudo sotto camici e mascherine per tante ore consecutive.
Ma non sono in vacanza, tempo per me ne ho quanto prima: zero.
Passo la giornata seduta davanti al PC, e mentre rispondo alle email di lavoro sembra di essere a Chi vuol essere milionario: "Mamma, cos'è la vescica natatoria?", "Mamma, che differenza c'è tra viola e violoncello?". "Mamma, ora il PCserve a me", "Mamma, non trovo la matita rossa".
Soffio nasi, scarico, stampo e ricarico schede, proietto video e cerco materiale di recupero per i lavoretti.
Nella mia mezz'ora di pausa pranzo, invece che ingurgitare un tramezzino davanti al PC, scaldare gli avanzi della cena della sera prima nel microonde o mangiare velocemente un'insalata direttamente sulla scrivania, mi trovo a dover preparare il pranzo per 3 o 4 persone, apparecchiare, sparecchiare, variare...
Non sono un eroe, non sono io a mandare avanti l'Italia, ma sono comunque stanca di essere denigrata: a chi continua a farlo, offro una settimana di smart working e didattica a distanza. E per i primi 10, una canzoncina sulle stagioni in inglese in omaggio!
Beata me, è vero, perché ho la fortuna di aver mantenuto il mio lavoro, perché non rischio il contagio come medici e infermieri, perché tra le mura di casa non sudo sotto camici e mascherine per tante ore consecutive.
Ma non sono in vacanza, tempo per me ne ho quanto prima: zero.
Passo la giornata seduta davanti al PC, e mentre rispondo alle email di lavoro sembra di essere a Chi vuol essere milionario: "Mamma, cos'è la vescica natatoria?", "Mamma, che differenza c'è tra viola e violoncello?". "Mamma, ora il PCserve a me", "Mamma, non trovo la matita rossa".
Soffio nasi, scarico, stampo e ricarico schede, proietto video e cerco materiale di recupero per i lavoretti.
Nella mia mezz'ora di pausa pranzo, invece che ingurgitare un tramezzino davanti al PC, scaldare gli avanzi della cena della sera prima nel microonde o mangiare velocemente un'insalata direttamente sulla scrivania, mi trovo a dover preparare il pranzo per 3 o 4 persone, apparecchiare, sparecchiare, variare...
Non sono un eroe, non sono io a mandare avanti l'Italia, ma sono comunque stanca di essere denigrata: a chi continua a farlo, offro una settimana di smart working e didattica a distanza. E per i primi 10, una canzoncina sulle stagioni in inglese in omaggio!
Didattica a distanza
Dopo due mesi, un nuovo portatile e numerose figuracce, la gestione della didattica a distanza sta migliorando.
Il mio responsabile, durante una telefonata, ha ascoltato una rissa in diretta con relativo pianto del nano piccolo nel mio orecchio e suo silenzio imbarazzato.
Le maestra di inglese ha sgridato mio marito in diretta per i rumori di sottofondo... ma a parte questi piccoli intoppi, tutto procede.
Fortunatamente, i nani non hanno video lezioni in contemporanea, così, per evitare che si disturbino a vicenda, sfrutto il meraviglioso canale di Sky "National Geografic".
Vengo interrotta da decine di entusiastici "Guarda, mamma!" e "possiamo andare in India a caccia di serpenti?" o "Io voglio andare in elicottero con Bear Grills", ma è comunque un buon compromesso.
Anche quando ho dovuto assistere al parto di una mucca con relative complicanze e domande scomode da parte del nano grande su concepimento, utero e spermatozoi.
Anche quando il nano piccolo si è disperato per aver scoperto che l'adozione a distanza di una tigre non implicava che ci venisse recapitato a casa un cucciolo tramite corriere espresso.
Anche quando devo frenare l'entusiasmo a ogni pubblicità, e l'insistenza a comprare qualsivoglia oggetto reclamizzato, dall'aspirapolvere di una nota marca ("Mamma, questo ci serve, va da solo!") all'integratore che contribuisce alla funzionalità della prostata.
Anche quando mi è toccato sentir dire al nano grande, entrata nella stanza da cui era collegato per l'interrogazione di geografia per recuperare l'astuccio del piccolo: "Scusi Maestra, mia mamma mi disturba".
Il mio responsabile, durante una telefonata, ha ascoltato una rissa in diretta con relativo pianto del nano piccolo nel mio orecchio e suo silenzio imbarazzato.
Le maestra di inglese ha sgridato mio marito in diretta per i rumori di sottofondo... ma a parte questi piccoli intoppi, tutto procede.
Fortunatamente, i nani non hanno video lezioni in contemporanea, così, per evitare che si disturbino a vicenda, sfrutto il meraviglioso canale di Sky "National Geografic".
Vengo interrotta da decine di entusiastici "Guarda, mamma!" e "possiamo andare in India a caccia di serpenti?" o "Io voglio andare in elicottero con Bear Grills", ma è comunque un buon compromesso.
Anche quando ho dovuto assistere al parto di una mucca con relative complicanze e domande scomode da parte del nano grande su concepimento, utero e spermatozoi.
Anche quando il nano piccolo si è disperato per aver scoperto che l'adozione a distanza di una tigre non implicava che ci venisse recapitato a casa un cucciolo tramite corriere espresso.
Anche quando devo frenare l'entusiasmo a ogni pubblicità, e l'insistenza a comprare qualsivoglia oggetto reclamizzato, dall'aspirapolvere di una nota marca ("Mamma, questo ci serve, va da solo!") all'integratore che contribuisce alla funzionalità della prostata.
Anche quando mi è toccato sentir dire al nano grande, entrata nella stanza da cui era collegato per l'interrogazione di geografia per recuperare l'astuccio del piccolo: "Scusi Maestra, mia mamma mi disturba".
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