Non ho mai festeggiato l'8 marzo in senso "tradizionale", nemmeno da giovane. Non me ne vogliano coloro che in questa occasione vanno a ballare o a cena nei locali con menù a tema fallico, ma sono troppo polemica (di natura) per confondere la giornata internazionale per i diritti delle donne con una festa.
Oggi mi sono limitata a condividere sui social un po' di contenuti polemici, appunto, contro iniziative inutili e un'eguaglianza ancora troppo lontana, bandendo anche il più piccolo rametto dj mimosa (perché sono allergica, non perché non mi piaccia).
Tant'è, un vizio me lo sono voluto concedere. Invece della consueta doccia, ho deciso per un vero bagno nella vasca, con musica di sottofondo, tanta schiuma al profumo di fresia (a differenza di Miranda Priestly, lo adoro), e un bicchiere di vino rosso.
La situazione sarebbe dovuta essere idilliaca. Non avevo fatto i conti con alcuni trascurabili imprevisti.
Non riuscire a gestire il cellulare, e la musica, con le mani bagnate.
Rovesciare il vino nell'acqua.
L'irruzione di un preadolescente che rientra fradicio per un acquazzone che gli avevo ampiamente previsto.
Il mio relax, prima di togliere per sbaglio con un piede il tappo della vasca, vedendo scendere velocemente il livello dell'acqua, è durato il tempo di tre canzoni.
Più di quante ne ascolterei sotto la doccia, comunque.
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