Il suono della DAD

Del lockdown della scorsa primavera il ricordo peggiore di tutti gli altri è senza dubbio la didattica a distanza, di due figli, in contemporanea al mio cosiddetto smart working (il fatto che non avesse nulla di smart è un altro discorso). Più della paura dei contagi, più della forzata reclusione.

La distribuzione di tablet e PC e, all'occorrenza, dei cellulari, la connessione che manca, la stanza virtuale che non si trova, l'organizzatore che non ti ammette.
Il suono delle voci dei bambini che si sovrappongono, urlando Maestra mi vedi? Maestra mi senti? Cosa devo scrivere? La voce della maestra che rimbomba con un'eco infinita.

La chat di classe impazzita: non vedo, non sento, mi sono disconnesso, qual è il link?

Oggi, a distanza di un anno e mezzo, risentire questi suoni mi provoca una angoscia indescrivibile: non soltanto per la situazione contingente, che passerà: tra qualche giorno i bambini torneranno a scuola, ma per quella più generale da cui ancora non siamo usciti, altro che "andrà tutto bene".
Mi consola l'indispensabile solidarietà di un'indispensabile amica che con me condivide questo dramma della connessione, avendo i figli in classe con i miei, e mi scrive "Provo un senso di vomito nel tornare a sentire maestra non sento".

Autodenuncia

Mi auto-denuncio: sono una madre di m...

Oggi, primo giorno di scuola, terza elementare per il nano piccolo e - questa è un aggravante - prima media per il nano grande, non ho scattato nemmeno una foto per immortalare il momento.

E c'è un'aggravante, vostro onore: mi sono dimenticata di mettere la colla in cartella, pur avendone fatto scorta (allego prova a sostegno della difesa).

Il solito turbine di cose da fare e da ricordare, il carico mentale che non riesco a condividere, possono rappresentare un alibi? Potranno mai perdonare, i pargoli, questa madre che non ha avuto la prontezza di scattare una foto a futura memoria?

La verità, caro giudice, è che erano così assonnati per la sveglia prima del solito, e così felici di rivedere tutti i compagni di classe che della suddetta madre di m, come si suol dire, non gliene poteva fregare di meno!

E, fortunatamente, sono troppo piccoli per avere degli account social e vedere tutte le altre foto pubblicate dai genitori più attenti.
Quasi quasi, ritiro l'auto-denuncia!

Ops..!

Avete presente quella strana sensazione di aver dimenticato qualcosa, ma senza riuscire a mettere a fuoco CHE COSA?

A me capita sempre, per esempio, quando preparo i bagagli, rigorosamente per 4 persone: so che ho dimenticato qualcosa, ma soltanto dopo essere partiti realizzo CHE COSA.
Per il momento, tra le nostre destinazioni non ci sono la Groenlandia o il deserto del Gobi, e a uno spazzolino da denti o a un caricabatterie (cuffie da piscina, phon, spazzole, case, libri, auto, viaggi, fogli di giornale...) si pone facilmente rimedio.

Oggi la giornata si presentava in salita fin dall'inizio... troppe cose da ricordare. Avvisa la scuola calcio del nano grande che non rinnoverà l'iscrizione (no, non si è trovato male. No, non ci trasferiamo. No, non ha ricevuto una proposta multimilionaria dal PSG come Messi). Chiedi gli orari di apertura della segreteria per iscrivere a calcio il nano piccolo, il certificato sarà scaduto, va rifatto. Ricordati di telefonare al medico per rifare il certificato, ma solo agli orari giusti, altrimenti non risponde. Conferma la lezione di prova di tennis del nano grande, ma chi ce lo porta? È la prossima settimana, ci penseremo. Chiama la nuova baby sitter per fissare un incontro (poi lo faccio, giuro!).

Prenota il pranzo per la riunione di lavoro. Ma attenzione, non dimenticare che il menù deve tenere in considerazione 1 celiaco, 1 pesciariano, 1 vegetariano, 1 che non mangia pesce, 1 che non mangia pollo. 

Corri dall'osteopata, che hai mal di schiena da un mese e non puoi continuare a impasticcarti per alleviare il dolore. Ginnastica posturale? Certo, dottoressa, la faccio tutti i giorni, non la dimentico mai!

Collegati al link per la riunione pre-anno-scolastico. Anzi, due riunioni, una per ogni nano, ovviamente alla medesima ora. Vabbè, chiederò a qualche altra mamma di dirmi a che ora entreranno a scuola e da quale ingresso. Anzi no, ancora non si sa. Ricordarsi di monitorare il sito dell'istituto e il registro elettronico. Tutti i giorni, mi raccomando!

A proposito, i libri di testo sono arrivati tutti? No, ne mancano due. E devo ancora rifasciarli ed etichettarli. Vabbé manca ancora una settimana, e non li useranno mica subito, questa incombenza può aspettare.


Allora cos'ho dimenticato oggi? Regali per i compleanni e gli anniversari imminenti? Qualcosa ho fatto. Altro?
Il nano grande è stato recuperato dalla lezione di inglese, il nano piccolo è già a casa, figli non ne ho persi.

Aspetta... la lezione di inglese... finalmente la lampadina si accende! I soldi per pagare l'insegnante! Al nano non ho dato nemmeno un euro, che figuraccia!

Ansia sociale

Anche se ancora lontani dal "liberi tutti", qualcosa inizia a muoversi. Il "decreto riaperture" ora ci consente di mangiare fuori, spostarci, tornare piano piano a vivere e "convivere" come gli animali che escono da un lungo letargo, anche se, per adesso, la primavera sembra non voler arrivare.
E con queste graduali conquiste di pezzetti di libertà e di vita normale, tornano le vecchie abitudini: le convocazioni per le partite nel week end, le feste di compleanno - rigorosamente all'aperto, le prime comunioni, la pizzata della squadra e la merenda di fine scuola.
E scatta, in me, quella che la psicologa definisce "ansia sociale" (o fobia sociale). 

C'era anche prima, c'è sempre stata, ma torna prepotente dopo un anno di alibi inattaccabili: la zona rossa, gli assembramenti, il distanziamento sociale, disposizioni che diventavano giustificazioni.

Per mesi sono stata costretta a subire tutte queste restrizioni e, ora che non ci sono più, inaspettatamente mi sento impreparata e spaventata all'idea di ricominciare, di lasciare le nuove abitudini faticosamente acquisite in una situazione tanto particolare. 

Sia chiaro, sarò felice di poter finalmente tornare a frequentare gli affetti più cari, di andare a mangiare fuori, di non dovermi chiedere se la gita che desidero fare rimane entro i confini del mio Comune. Ma tutto il resto, gli impegni che non posso declinare e non posso disdire, le formalità dentro a cui mi trovo incastrata... per tutto questo vorrei avere ancora una giustificazione, per dire "non si può" invece di "non mi va".

Ma non temete, cari nani: terrò per me ansia e mugugni e preparerò le vostre borse da calcio, vi accompagnerò in campi sconosciuti con l'aiuto di Google Maps, incastrerò i vostri impegni di scuola, sport e amici, abbandonerò i miei preziosi ritagli di tempo e aderirò a merende e apericena!

 

Scuola secondaria di primo grado

 Ieri sera, aprendo il Registro Elettronico, ho notato che sotto la tendina "Alunno" non c'erano più due voci, ma tre. Inizialmente ho pensato che mi avessero assegnato un terzo figlio a mia insaputa, poi ho visto che si trattava di un doppione del nano grande, accompagnato dalla dicitura "scuola secondaria di primo grado".

Lo ammetto: pur avendo effettuato l'iscrizione online mesi fa, leggerlo nero su bianco mi ha provocato un certo effetto. E, lo ammetto, anche un po' di malinconia. 

Mi rendo conto della fortuna che ho avuto, per entrambi i nani, nel trovare insegnanti, a parte una sola eccezione, così brave, attente e disponibili. Perché - diciamolo - le maestre sono un po' come i parenti: te le ritrovi, mica puoi sceglierle.

Anche nel delirio della DAD, il mio personale girone infernale a base di non-vedo-non-sento, si sono rimboccate le maniche e sempre hanno fatto sentire la propria vicinanza ai bambini e alle famiglie, con grande impegno e spirito di iniziativa. 

So che alla scuola media il rapporto con i professori sarà più "distante": la mia speranza è che lo sia anche quello con i genitori. Sono assolutamente certa che non sentirò la mancanza di quei tribunali improvvisati e gare al genitore dell'anno che sono le "chat di classe". Ormai sono diventata sempre più intollerante a polemiche sterili, lezioni di vita e giudizi non richiesti. Sicuramente partivo da una buona predisposizione personale di insofferenza verso la competizione fuori contesto e da una scarsa dose di pazienza iniziale, che questi anni hanno irrimediabilmente eroso.

Non oso fare previsioni sul futuro, non dopo questi ultimi 14 mesi, ma soltanto l'augurio al mio nano di proseguire con serenità un percorso finora "fortunato".