Un bel gioco dura poco!

Avete presente la frase "un bel gioco dura poco"? 
Io sì, da bambina me la sono sentita dire più di una volta.
Nella mia famiglia era una risposta di uso comune per mettere fine a un gioco, uno scherzo, una richiesta il cui tempo era considerato scaduto: far perdere tempo a un genitore di fretta, chiedere per l'ennesima volta di essere lanciati i aria e ripresi, fare un dispetto alla sorella.
Era il modo con cui gli adulti dicevano: ora basta, è andata avanti abbastanza!
Per un bambino non è sempre semplice individuare il limite tra il sorriso partecipe, lo sguardo prima divertito e poi indulgente, e quello insofferente e, infine, stufo, che si traduce con "finiscila qui".
Non so perché, ma i miei neuroni stanchi, questa sera, mentre lavavo i denti, hanno trovato un'analogia tra questi adulti spazientiti con tutte quelle donne che, dopo decenni di battute sempre uguali, di film in cui la donna può aspirare al massimo alla parte di "femme fatale" silente e poco vestita o di moglie brutta, di pubblicità allusive con profonde scollature o abiti che si smagliano, lasciando ben poco all'immaginazione, di vallette, letterine, veline e chi più ne ha più ne metta, hanno pensato anche loro: "un bel gioco dura poco".
Anche in questo caso, il "bel gioco" non ha più nulla di bello, né di divertente, e questo modo di dire viene usato con un'accezione quanto meno sarcastica.

No, non "ci siamo svegliate una mattina femministe". 

No, non abbiamo riso perché quelle battute fossero divertenti e apprezzate, ma solo per cortesia, per quieto vivere, perché abituate a stare al nostro posto, convinte di non poter chiedere e avere altro.

Per fortuna, i tempi cambiano, anche se molto lentamente, e ora possiamo concederci il lusso di stufarci e mettere un limite alla sopportazione affermando che "un bel gioco dura poco", dal momento che, a dirla tutta, il gioco del patriarcato bello non lo è mai stato.

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