#andràtuttobene ...ma quando?!

Due mesi senza scuola, due mesi di "didattica a distanza", di schede da scaricare, stampare, rimandare (ma non tutte!), di link a cui collegarsi e video da vedere, di registro elettronico in cui fare la caccia al tesoro delle consegne a qualunque ora del giorno e della notte. Maestre e genitori che si improvvisano informatici per cercare di far restare i bambini connessi con la scuola e tra di loro, per dare una impossibile parvenza di normalità: mancano i banchi, la ricreazione, lo scambio di gomme e temperini, i richiami e lo sguardo benevolo della maestra.
Manca, a me, il tempo di poter gestire tutto, la capacità di non perdere il filo delle consegne senza orari, la possibilità di seguire i nani mentre fanno i compiti, compilano le schede e imparano - ci provano - nuove nozioni. 
Perché certo che so fare le sottrazioni a due cifre, ma un conto è saperlo, un conto è spiegarlo.
Così come l'uso dell'apostrofo, dell'accento, la divisione in sillabe, l'area del triangolo: sapere e insegnare sono due cose molto distanti, e io sono una mamma, non un'insegnante.
Una mamma, tra l'altro, che lavora a tempo pieno. A casa, certo, in "smart working", ma la sola presenza fisica non basta per gestire due nani in due classi diverse.
Quindi mi ritrovo a battere le mani per dividere in sillabe mentre leggo il comunicato della Regione, sento ripetere il primo settore e i parallelogrammi mentre rispondo alle email, ascolto le canzoni sui "feelings" mentre cerco di concentrarmi sulle richieste del Capo.
Fino a qui tutto bene, si fa per dire, perché non mi vede e non mi sente nessuno, e se il mio cervello prende la forma di due uova strapazzate è soltanto un problema mio!
Tuttavia avere due nani che litigano alle tue spalle mentre partecipi a una riunione su Skype potrebbe risultare poco professionale, così come veder sbucare due musetti curiosi su Zoom.
Le figure peggiori, però, le faccio proprio io. Che cosa penseranno le maestre quando, davanti a uno schermo nero e silenzioso, ma solo per me, mi sentono gridare in preda al panico "aiuto, non funziona niente" o imprecare "maledetto iPad!" se non peggio? 
O quando sentono sibilare in sottofondo "stai seduto composto!", "Ci senti? Ci vedi? Sei collegato?"
Mi lamentavo dello stress delle trasferte e dell'ansia pre-eventi, ma lo stato di esaurimento a cui arrivo la sera, dopo una giornata a ricordare chi deve fare cosa, per quando, che cosa va corretto in autonomia e che cosa va rimandato alle maestre, tra un "ho fame", "ho sete", "non trovo gli occhiali", "dov'è il libro" mi fa sentire la nostalgia del male ai piedi per le 12 ore passate in tacchi e tailleur.
Ora scusate, ma dall'iPad mi giunge la voce della maestra che mi sta richiamando per invitarmi a parlare più piano e non disturbare la lezione di geometria!