Dopo un solo pomeriggio, ho capito che lo smart working non fa per me.
Già lo sospettavo, e anche i miei capi, credo, quando hanno dovuto cacciarmi a forza dall'ufficio a seguito dell'ultimo decreto che impone, per quanto possibile, di evitare gli spostamenti e di favorire il "lavoro agile".
Basta un week end chiusi in casa per influenza o brutto tempo per farmi sentire agli arresti domiciliari, figuriamoci tre settimane abbondanti in cui il momento più eccitante della giornata sarà uscire a buttare la spazzatura, sempre se vinco a testa o croce con il marito.
Non sono una workaholic, tutt'altro! Mi lamento sempre della mia vita frenetica e degli incastri impossibili.
Sogno il part time da una vita (e continuerò a farlo!), ma la prospettiva di reclusione fino a "data da destinarsi" mi distrugge, anche se è per una buona, ottima causa.
Certo, è un'occasione imperdibile per godersi la famiglia e i bambini, ma lavorare con un nano che ti ruba le cuffie perché "sono perfette per giocare alla Playstation con Pietro, così ci sentiamo e ci parliamo!", mentre l'altro ti chiede l'acqua, i fazzoletti, la maglietta preferita così si cambia per la terza volta in un'ora (tanto ho tutto il tempo di fare i bucati), la radice quadrata di 144, Dov'è il mio megalodonte?, Mamma ma tu c'eri quando c'erano i dinosauri?, Tu lo sai come si chiama veramente King Kong? ecco... no, non ce la posso fare.
Il tutto condito dal delirio delle chat della scuola, due nani, due classi, una gara a chi posta prima le fake news - offendendosi quando viene fatto notare che Donna Moderna non ha lo stesso peso del Ministero della Salute o dell'OMS -, architetti che si improvvisano virologi, compiti scambiati come le figurine dei calciatori mancanti.
Sono negata, negatissima, nei lavori manuali, che infatti delego sempre alla nonna, un vero genio creativo.
Potremmo impastare, cucinare, sfornare dolci e biscotti, ma so già che finirei per mangiarli tutti io, e da quarantena a quarantina (di kg in eccesso) è un attimo.
Tanto più che non posso nemmeno andare in piscina, e i miei tentativi di ginnastica casalinga mi hanno portato a un eccesso di acido lattico nelle gambe (eppure pensavo che l'acquabike servisse a qualcosa!) che da due giorni mi muovo con la scioltezza di Pinocchio (in versione burattino di legno, naturalmente).
Insomma, qualcosa ci inventeremo, intanto vado a fare la differenziata!