Non ho il dono della pazienza, lo ammetto, e i capricci in pubblico mi mettono in difficoltà: odio essere al centro dell'attenzione, soprattutto se ad attirarla è un nano urlante che mi fa sentire, agli occhi di chi ci guarda, totalmente inadeguata e incapace di gestire e risolvere la situazione.
Ho letto innumerevoli consigli: dall'ignorare il capriccio a spiegare al nano in modo pacato ma fermo che sdraiarsi in terra urlando tra le corsie del supermercato non è il modo migliore per ottenere ciò che vuole, per poi cedere a sibilanti minacce per fargli abbassare il volume di voce e - sì, lo ammetto - ai tentativi di distrarlo con qualcosa di allettante come i giardinetti o di assurdo come asini o draghi che volano nel parcheggio.
Quello che però mi snerva più dei capricci e delle scene del nano sono gli "impiccioni":le persone, perfettamente estranee o conosciute non importa, che si sentono in dovere di intervenire e dire la loro.
Come al supermercato, appunto, quando cercavo di fronteggiare l'assurda fissazione per una macchina rossa, l'ennesima, che non volevo comprare, e una signora si è sentita in dovere di chiedere a mio figlio quale fosse il motivo della sua disperazione, dicendomi poi "suvvia, gliela compri questa macchinina!".
Perchè non se la compra lei e non mi lascia in pace? avrei voluto risponderle.
O quando, a tavola con tutta la famiglia, di fronte a un capriccio per mangiare, c'è sempre qualche zio o zia che interviene "Hai ragione, lascia stare le zucchine e vieni qui che ti do un po' di salsiccia e patatine fritte".
E poi ci sono le trasgressioni alle mie spalle: chiedo ai nonni di non dargli spuntini mezzora prima di cena e appena mi volto... tac! un pezzo di torta o di focaccia.
In quest'ultimo caso, però, il nano mi ha dato una notevole soddisfazione.
Dopo aver espressamente richiesto di non dargli l'aperitivo, sono andata in cucina a preparare la cena e al mio ritorno il piccolo spione ha candidamente dichiarato "Mamma, sai che mentre non c'eri il nonno mi ha dato le noccioline?"